I GRUPPI PEDAGOGICO CLINICI.

Sta per concludersi il percorso del secondo dei due gruppi esperienziali pedagogico clinici organizzati da Libra e, arrivati a questo punto, desidero scrivere qualche riga in merito all’esperienza da me vissuta nel condurli.

I laboratori erano costituiti da 8/10 incontri, ognuno dei quali aveva la durata di un’ora e mezzo circa.

La conduzione è stata affidata, oltre che alla sottoscritta, a una psicologa (nello specifico le psicologhe coinvolte sono state la Dott.ssa Silvia Nenciati e la Dott.ssa Sara Bradac).

Ad ogni incontro veniva presentata e fatta vivere al gruppo un’esperienza pedagogico clinica, alla quale seguiva la possibilità di esprimere, liberamente, qualcosa del proprio vissuto.

Il primo laboratorio: “Esprimersi con gli altri e con sé stessi” era orientato sopratutto all’imparare a comunicare le proprie emozioni e stati d’animo agli altri ma ancora prima a sé stessi, perché troppo spesso non ci ascoltiamo adeguatamente e perdiamo il contatto con la nostra interiorità.

Il secondo, “In dialogo col mio corpo e con le mie emozioni” è stato invece incentrato, come annuncia il titolo, sul rapporto col proprio corpo e con le proprie emozioni. Gli incontri alternavano esperienze più legate alla percezione corporea ad altre che mettevano in contatto profondo con le proprie emozioni, mostrando, col procedere del percorso, che i due aspetti si andavano a intersecare e a legare imprescindibilmente l’uno all’altro.

In entrambi i laboratori ho potuto osservare che alcune esperienze sono state vissute inizialmente con imbarazzo, oppure con un po’di perplessità, ma la cosa non mi ha certo meravigliata: per noi adulti è difficile pensare di poter trarre benefici da attività quali il disegnare ciò che in quel momento la mente ci ispira oppure di poter trarre piacere nel conoscere e suonare degli strumenti musicali di cui, fino ad allora, non conoscevamo neanche l’esistenza. Inoltre questo abbandonarsi alla parte ludica e creativa di noi ci intimorisce, l’abbiamo perlopiù abbandonata quando eravamo bambini e ci crea un certo imbarazzo tirarla nuovamente fuori, specialmente davanti agli altri.

Ma proprio questa parte, che cerchiamo di celare, se lasciata libera di esprimersi, può rivelarci aspetti della nostra personalità che non ricordavamo di avere, emozioni che non provavamo da tempo, forse perché non ce le concedevamo più...

Le esperienze pedagogico-cliniche ci offrono dunque la possibilità di entrare in contatto con noi stessi, di ascoltarci in ogni parte di noi, anche in quelle che non sapevamo o non ricordavamo di avere, aiutandoci a superare tensioni, contraddizioni e blocchi emotivi.

L’elemento della relazione con gli altri è poi, a mio avviso, di fondamentale importanza.

Credo che il gruppo sappia dare un valore aggiunto all’esperienza individuale.

Esso ha in sé potenti meccanismi trasformativi e sviluppa delle risorse che tendono a stabilizzarsi col tempo, ad essere sentite come particolarmente forti e a creare un senso di fiducia e forte coesione all’interno del gruppo stesso.

Tale senso di coesione e di collocazione nel contesto conferisce una particolare sicurezza alla persona, un rinforzo della propria individualità all’interno del gruppo e, di riflesso, col tempo, anche in ambito sociale.

I laboratori pedagogico clinici sono dunque molto utili per chi vive un disturbo del comportamento alimentare ma anche per chi, più in generale, vuole migliorare la percezione della propria immagine corporea, sviluppare la capacità di rapportarsi agli altri ed imparare a percepire, comprendere ed esprimere a pieno le proprie emozioni.

 

Dott. ssa Cristina Cherchi (Pedagogista clinico) 

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